Le dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale continuano


Mentre il mondo è impegnato col coronavirus e alcuni paesi con la “fase-2”, il governo cinese e’ già tornato al “lavoro” .
Con l’intenzione di aumentare la sua sfera di influenza nella regione, nelle ultime settimane è stato un susseguirsi di dispute territoriali, incursioni, e risse…
Prima con i suoi vicini nel Mar Cinese Meridionale, poi con Taiwan, e il Giappone e qualche settimana fa i membri dell’esercito di liberazione cinese sono rimasti coinvolti in una “rissa” con militari indiani, sempre per dispute territoriali e per ora l’india vanta un naso spaccato a danno di un generale dell’esercito cinese.



Con i vicini nel Mar Cinese Meridionale

Con gli USA impegnati altrove, la scorsa settimana Pechino ha intrapreso azioni paramilitari e politiche-legali a Mar Cinese Meridionale tese a rivendicare “terreni di pesca tradizionali cinesi fin dai tempi antichità” e cioè  la sua cosiddetta linea a nove trattini, un confine non riconosciuto che include  circa l'85% del Mar Cinese Meridionale, quasi tutto in acque internazionali, e attraverso il quale 3,4 trilioni di dollari di merci passano ogni anno, liberamente, almeno per ora.

Azioni che mirano a costringere i suoi vicini marittimi ad abbandonare le loro rivendicazioni e i loro diritti territoriali ai sensi del diritto internazionale e modificare irrevocabilmente lo status quo.

La Cina da anni per rivendicare possessione si serve da alcuni anni delle sue tre marine - le flotte dell'Esercito popolare di liberazione, della Guardia Costiera Cinese e delle milizie marittime - nelle acque al largo di Indonesia, Malesia, Vietnam e Filippine e inviando pescatori cinesi.

Il 18 aprile, probabilmente per fornire ulteriori “prove” che questi territori le appartengono, la Cina ha dichiarato due nuovi distretti amministrativi:uno con sede a Fiery Cross Reef, un’isola artificiale realizzata dalla Cina presso l’atollo delle Spratly, rivendicato anche da Filippine e Vietnam. , e l'altro sull'isola di Woody nei Paracels  e pubblicando una nuova mappa con tutte le isole e le barriere coralline incluse. Inoltre, sempre allo scopo di fornire “fatti” per le sue rivendicazioni, la Cina ha sfornato nomi cinesi per 80 isolotti e barriere coralline, tra cui non solo quelli artificiali, ma anche 55 entità che sono permanentemente sott'acqua.

Più minacciosamente, ultimamente Pechino ha inviato le proprie navi di pattugliamento nelle acque adiacenti alle zona economica esclusiva (ZEE) di Vietnam e Malesia cercando di minacciare e sabotare importanti progetti offshore di petrolio e gas all'interno delle zone economiche esclusive riconosciute a livello internazionale della Malesia e del Vietnam.

Alla fine di aprile, una nave  cinese sarebbe entrata nello spazio marittimo della zona economica esclusiva della Malesia, avvicinandosi ad una nave
da esplorazione operata dal gigante malese dell'energia Petronas. La nave cinese è stata un certo punto affiancata da oltre 10 navi di Pechino, tra cui quelle appartenenti alla Marina e alla Guardia costiera. Per Pechino le navi stavano semplicemente monitorando la zona, ma per Greg Poling, direttore dell’AMTI sono chiare tecniche intimidatorie tipiche di Pechino “Pechino non vuole combattere qui, ma vuole intimidire”, ha affermato, aggiungendo: “La Cina non ha affatto rallentato nonostante la pandemia di coronavirus”.

Con Taiwan

Secondo il Japan times l'Esercito popolare di liberazione cinese (Pla) sta pianificando una grande esercitazione di sbarco su una spiaggia della provincia cinese di Hainan ad agosto simulando l'occupazione delle isole Pratas, attualmente controllate da Taiwan.

L'isola di Pratas,  conosciuta dai cinesi come Dongsha Island e che ospita un piccolo campo d'aviazione utilizzato principalmente dai militari taiwanesi, è  strategicamente importante per l'avanzata della Cina nell'Oceano Pacifico poiché è a meta via tra la base militare cinese sull'isola di Hainan e l'Oceano Pacifico.  La Shandong, la prima portaerei  interamente costruita dalla Cina è stata dispiegata lo scorso dicembre a Hainan, aumentando la pressione sull'esercito cinese per catturare l'isolotto.

Il Southern Theater Command, che ha il compito di proteggere il Mar Cinese Meridionale, mobiliterà un livello di forze senza precedenti, tra cui marines, navi da sbarco, hovercraft ed elicotteri.

Con il Giappone

Un nuovo capitolo si aggiunge alla storica  diatriba tra Cina e Giappone per le isole Senkaku-Diaoyu di cui la Cina rivendica possessione e che al momento sono sotto giurisdizione giapponese .

La Guardia Costiera giapponese sabato 16 maggio ha dichiarato che quattro navi della guardia costiera cinese sono entrate nelle acque vicine alle isole Diaoyu  per perseguire una barca da pesca giapponese nelle acque che al momento sono giapponesi. Il Giappone ha detto di aver schierato pattuglie e ha emesso avvisi a un gruppo di navi della guardia costiera cinese che poi si è allontanata.
Ufficialmente la China Coast Guard stava compiendo azioni di pattugliamento in quello che reputa un suo territorio.

E poi con l’India...

E per per finire Cina e India sono rimaste coinvolte in una “rissa” o quasi che ha coinvolto 150 militari e che ha visto  volare sassi e pugni, ad alternanza provocando 11 ferite lievi.
Secondo incidente in meno di una settimana, che ha seguito quello di qualche settimana prima nella zone est di Ladakh, dove circa 250 militari di Cina e India si sono scontrati, sempre per ragioni territoriali.
Cina e india non sono nuovi a queste dispute, in realtà nel 1962 combatterono una guerra. Entrambe le parti hanno deciso nell ultimo periodo di rafforzare i propri eserciti per futuri possibili conflitti.
Ma questa volta entrambi i protagonista stanno cercando di attuare i toni, col ministro degli Esteri cinesi che a qualche giorno dalla °rissa° invita alla pace e alla cooperazione per combattere assieme il covid 19, e quello indiano nella voce di un generale dell esercito indiano che parla semplicemente di un confronto come ce ne sono state in passato.

La Cina tuttavia al momento già ha ottenuto la concessione di uno dei principali porti dello Sri Lanka e sta aiutando il Pakistan a costruirne uno. Porti che in un futuro prossimo potrebbero diventare basi navali per la Cina. A questo si aggiunge i continui tentativi di interferire nella politica degli stati con cui l’India confina:  Bhutan e Myanmar.

Considerata la politica aggressiva della Cina, i toni soft nella risposta indiana potrebbero risiedere nel fatto che il paese non abbia ancora deciso le sue future alleanze: schierarsi con la Cina o con gli USA in questo momento delicato in cui oltre 100 paesi stanno chiedendo un indagine sull’origine del Covid-19 e le relazioni tra occidente e Cina sono ad un livello post-Tian an men

L’ india tuttavia possiede una carta di negoziazione con entrambe le potenze Cina e Usa che stanno risentendo della crisi globale pandemica in termini di potere e legittimità.

La carta di negoziazione per l’India con la Cina è Taiwan e la difficile scelta che l India si troverà di fronte molto presto, quando essa assumerà la carica di presidente dell'organo esecutivo decisionale dell'Organizzazione mondiale della sanità a maggio: sostenere la mossa degli Stati Uniti per ripristinare lo status di osservatore di Taiwan o sostenere la posizione della Cina, che vuole Taiwan fuori dall’OMS in quanto enfatizzerebbe di fatto la sua indipendenza. Scegliere tra un sistema politico simile al suo, gli USA, e un sistema autoritario che spesso non tiene fede alla sue promesse sarà la prossima azione del governo indiano e la Cina sta nell’ultimo periodo facendo di tutto per ricordare all’India che possiede un esercito…..sempre nel caso facesse la scelta sbagliata.

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